Il parto in acqua

Sempre più donne scelgono di partorire in acqua, in quanto desiderano vivere questo momento in simbiosi con l’elemento naturale acquatico. L’acqua è fonte di vita e il bambino vi galleggia per ben nove mesi prima di uscire nel mondo. Ma l’acqua offre tante possibilità alla madre per rendere il parto più leggero e meno doloroso. Studi clinici hanno evidenziato che il parto in acqua dura in media 40 minuto in meno rispetto ai parti non acquatici. La posizione che si può mantenere è varia, in quanto la mamma sfrutta il galleggiamento e la forza di gravità nulla. Queste caratteristiche rendono il momento delicato e piacevole, soprattutto perché la temperatura dell’acqua si aggira attorno  ai 38 gradi, ovvero la  normale temperatura corporea.

Dove avviene il parto in acqua?

Ogni città ha a disposizione delle strutture che propongono il parto in acqua. Si tratta di ospedali e centri medici dotati di vasche apposite, dove la mamma si introduce per partorire in acqua. Il personale medico che assiste la madri  è preparato all’evento e sa comportarsi nel modo corretto. Il parto in sé non differisce da quello fatto fuori dall’acqua ma il neonato non subisce lo stesso shock, in quanto si trova ad uscire in un ambiente affine a quello da dove ‘arriva’.

La paura dell’acqua

La domanda e la paura principale delle madri risiede nel possibile soffocamento del piccolino una volta uscito. Niente paura, in quanto il  neonato, ha un riflesso chiamato apneico che è altamente funzionante e che lo porta a smettere momentaneamente di respirare se sente l’acqua a livello della bocca e a deglutire l’acqua bevuta nel caso questa entri nel cavo orale. Ecco quindi che la natura ci stupisce ancora una volta, offrendo una possibilità forse ancora poco sfruttata dalle donne.

Il parto in acqua può avvenire con la presenza del partner. Il suo massaggio è indispensabile per alleviare le tensioni e per permettere che la mamma possa partorire con più tranquillità. Solitamente le strutture offrono un sottofondo musicale piacevole e creano un ambiente ideale perché la mamma possa rilassarsi.

Esistono controindicazioni al parto in acqua? Certo e sono anche molte. Bisogna tenere conto che il parto in acqua non è fattibile se sussistono pericolo di gestosi, se c’è isposviluppo del feto o sofferenza fetale. Un’altra causa che preclude il parto in acqua è il ctg patologico, l’insufficienza della placenta e il caso di feto podalico o gemellare. Le infezioni gravi (hpv ed epatite) non permettono di praticare il parto in acqua ed esso non ammette l’anestesia epidurale. In ogni caso, il percorso del parto in acqua viene deciso assieme al medico e all’ostetrica, la quale indica quali siano le metodologie e le richieste che devono essere soddisfatte per dare vita a  questo tipo di parto.

Se si sposa la convinzione che il parto in acqua sia benefico e ci sono tutte le carte in regola per poterlo fare, si deve comprendere che la pratica può aiutare  a ridurre sensibilmente il dolore, nonchè i tempi del travaglio. L’intervento ostetrico è minore e soprattutto si sviluppa una maggiore privacy e un più diffuso rispetto del campo energetico tra madre e bambino.

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