Eleonora Cicco è un’artista che porta con sé una storia racchiusa tra musica, coraggio e verità. Con il nuovo singolo Libra, Eleonora affronta con delicatezza ma fermezza temi che molti evitano: il potere che cerca di deviare, il giudizio che accompagna chi nasce in una famiglia d’arte, e la frattura spesso invisibile tra donne.
Cresciuta in un ambiente dove l’arte è sangue e eredità — suo padre (Tony Cicco dei Formula 3) e la madre (l’attrice Carla Salerno) nel mondo dello spettacolo — Eleonora ha dovuto fare i conti con aspettative, paragoni e una luce che fulmina chi tenta di brillare di luce propria.
Con Libra, la musica diventa denuncia, ma anche catarsi: trasformare ferite in arte, creare bellezza dalle ombre. Questa intervista vuole scavare dentro il suo viaggio, le sue ferite, e la sua scelta di cantare la verità. Oggi è ospite del nostro network e ci ha regalato questa intervista.
Partiamo!!
Nel brano Libra traspaiono temi di potere e sminuimento: come hai vissuto, nella tua carriera, l’ombra dell’abuso (anche sottile) di figure che detenevano potere, soprattutto in contesti televisivi o mediatici?
“La mia carriera è ancora giovane sicuramente, eppure, ho già visto e capito cosa voglio e cosa non voglio diventare grazie alle esperienze vissute nei contesti televisivi ai quali devo sicuramente molto professionalmente parlando, ma con qualche riserva sul piano personale. Ho vissuto veri e propri episodi di mobbing, di manipolazione da parte di chi in quel momento, sul posto di lavoro, avrebbe dovuto, semmai, tutelarmi, anzi tutelarci, dato che ho sempre lavorato al fianco del mio fratellino Manuel. Mi è stato detto e fatto tanto male da persone più grandi in tutti i sensi, anche di potere. In tv ho conosciuto persone bellissime ma anche tanta cattiveria. Di solito l’odio arriva dagli spettatori o dai cosiddetti “leoni da tastiera” e invece no! Nel mio caso ci navigavo in mezzo ogni giorno, di persona. Per riprendermi è stato fondamentale il supporto di mio fratello e naturalmente della musica, dove ho riversato tutto quanto. E poi è arrivato un nuovo progetto televisivo che mi ha restituito confidenza nei confronti del mezzo tv, per fortuna non è tutto marcio!”
Spesso si dice che “la donna è il primo nemico della donna”. Hai mai percepito, nel tuo percorso personale o professionale, dinamiche femminili che ti hanno ostacolata o demolita? Come hai cercato di uscirne?
“A malincuore mi trovo a dover confermare questa teoria, perché proprio nell’esperienza che citavo prima mi sono trovata non solo contro “uomini di potere” ma anche colleghe donne. A volte per invidia, paura che io potessi ostacolarle. Ma in cosa? Credo che ognuno dovrebbe puntare su ciò che sa fare, sul proprio percorso e casomai essere solidali con chi punta alla nostra stessa cima. Potremmo anche scoprire che c’è posto per tutte! Come possiamo pretendere che gli uomini smettano di vessarci in determinati contesti se nemmeno noi siamo in grado di fare squadra? E’ davvero un tasto importante per me e fa male ammettere che alcune delle peggiori ferite mi sono state inferte proprio da donne che credevo amiche. Anche lì la musica mi è venuta in soccorso e come sempre sono stata brutalmente onesta.”
Essere “figlia d’arte” porta con sé un’eredità artistica, ma anche un peso di giudizio e aspettativa. Come hai fatto a costruirti una voce autonoma, evitando che le aspettative legate al tuo cognome “condannassero” le tue scelte?
“Essere figli d’arte, pregio e condanna. Personalmente non la vivo come qualcosa da nascondere come molti altri fanno usando anche strampalati nomi d’arte. Io credo che sia un punto di forza nell’ottica dell’aver potuto apprendere molto già fin da piccola, dentro casa. Il problema è che spesso questo viene confuso con l’avere una strada spianata nel campo e invece non è sempre così. L’unico modo di costruirsi una voce autonoma in questi casi è semplicemente prepararsi, fare gavetta. Il modo migliore di ammutolire i giudizi è mostrare cosa si è capaci di fare. “
Hai dichiarato che la musica per te è metodo di denuncia e sfogo. In che modo le esperienze negative — i dolori, i silenzi, le ingiustizie — si trasformano in creatività per te? Hai un esempio concreto di come un momento difficile abbia ispirato un verso o un sound?
“Credo di aver trasformato una ferita in espressione artistica prima con Lontana e poi con Libra. Lontana è nato come uno sfogo viscerale, un modo per liberarmi, una denuncia a un contesto televisivo vissuto. Senza neanche cercarlo troppo, è diventato un brano dal sound molto revenge pop. Volevo rappresentare una sorta di urlo liberatorio correndo per strada, spogliandosi di ciò che fa male in corsa. Con Libra ho compiuto un passo diverso, la rabbia è evoluta in consapevolezza, Insieme a mio fratello ho dato voce a ciò che era rimasto come una cicatrice, scegliendo di non censurarmi. Nel testo ci sono anche frasi reali, parole che mi erano state dette e che mi avevano ferita. Raccontarle, cantarle, è stato un modo per riprendermi il mio spazio. Quelle parole, una volta incise su una melodia, non avevano più potere su di me.”
Guardando avanti, come vedi il ruolo dell’artista donna nel parlare di verità, protesta e memoria? Qual è il messaggio che desideri lasciare alle donne che ti ascoltano?
“Nel futuro mi piace pensare alle donne come veicolo di messaggi più profondi, importanti, temi sociali ma anche personali, in cui chiunque possa rivedere la propria storia. Certo anche divertirsi. Vorrei che fossimo libere davvero, anche di far musica vestite. Credo siano agli sgoccioli i tempi in cui la donna necessita di ipersessualizzazione per vendere dischi. Si può essere sensuali rimanendo credibili, è un equilibrio sottile ma possibile. Abbiamo un cervello pensante, una sensibilità e delle storie da raccontare. Vorrei trasmettere un messaggio di libertà vera e non retorica alle donne che mi ascoltano.”
Profilo ufficiale instagram –> https://www.instagram.com/eleonoracicco/
Ascolta LIBRA qui –> https://open.spotify.com/intl-it/artist/3NBY7FceEsUyx0MKjRhGkm?si=sy3UcbSZTtuNYZ1Ijop8IQ

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