Federica Xotti è la mente e il cuore dietro Travelliamo.me, un travel blog che unisce curiosità, avventura e narrativa personale. Friulana di origine, travel addicted per vocazione, Federica trasforma mete lontane e weekend vicini in storie da condividere, suggerimenti concreti e spunti creativi per chi vuole vivere il viaggio non solo come fuga ma come scoperta continua. Attraverso i suoi articoli offre guide pratiche, idee selezionate per le vacanze, consigli per famiglie, esperienze di benessere, e la bellezza di vedere il mondo con occhi sempre nuovi.
Il tuo blog Travelliamo nasce come un progetto personale ma è diventato una professione che combina scrittura, consigli pratici e viaggi veri. Come hai trasformato la tua passione in un lavoro, e quali sono stati i primi ostacoli che hai dovuto superare?
“Sembra quasi un cliché dirlo, ma travelliAMO, il mio blog, è nato un po’ per gioco. Certo, alle spalle il sogno e la volontà di trasformarlo in qualcosa di più c’era sin da principio ma – considerando che correva l’anno 2013 – mai avrei pensato che avrebbe potuto davvero cambiarmi la vita. Al tempo studiavo ancora all’università ma ciò che sognavo era un lavoro che mi permettesse di essere libera, di gestire il mio tempo e il mio spazio, coltivando quella che era la mia passione: i viaggi. Ho così aperto un blog cominciando a raccontare le mie esperienze nel mondo, quei viaggi che riuscivo a fare investendo al 100% ciò che guadagnavo dando lezioni private ai ragazzi durante il pomeriggio. Mi piaceva anche la fotografia e quindi cercavo il più possibile di raccontare anche attraverso le immagini, le mie esperienze all’estero così come le gite e le uscite fuori porta del weekend. Non ci è voluto molto tempo in realtà prima che i miei contenuti attirassero l’attenzione di Enti del Turismo e tour operator che cominciarono a invitarmi ai miei primi viaggi stampa e blog tour: una vera emozione per me. Successivamente il mondo del digital si è evoluto alla velocità della luce: Facebook prima, Instagram poi e così ho cavalcato l’onda, costruendo piano piano una bella community social. Ormai viaggiavo molto di più, sponsorizzata da varie realtà turistiche ma ci è voluto un trasferimento a Milano, nel 2017, per fare il salto di qualità. È proprio a Milano, infatti, che ho potuto conoscere a 360 gradi la realtà di agenzie di comunicazione, PR e brand, ampliando il mio lavoro non solo al settore travel ma anche fashion, beauty, food e lifestyle in generale. Ho vissuto in città per 4 anni, partecipando a Fashion Week, eventi, Press Day, in un mondo ormai completamente orientato al digital marketing, in cui mi sono inserita bene, permettendomi così di trasformare una passione, un sogno, in un vero e proprio lavoro.”
Hai iniziato il tuo percorso digitale con il blog nel 2013 e negli anni hai saputo evolverlo con i social, fino ad affrontare anche la maternità nel 2022. In che modo l’essere diventata mamma ha cambiato il tuo approccio al lavoro da freelance e al mondo dei viaggi, e come sei riuscita a mantenere la tua indipendenza professionale adattandoti a questa nuova fase della vita?
“La mia maternità è stata una scelta del tutto consapevole. Un desiderio che sentivo forte e che ho voluto esaudire. Certo, un po’ l’idea mi spaventava – essere freelance, per di più nel settore dei viaggi, e doversi occupare di un neonato era una prospettiva davvero difficile – ma, così come al principio della mia storia, anche in questo caso ho voluto crederci. Credere non solo nelle mie capacità ma anche nella meravigliosa malleabilità del lavoro digitale, nel suo essere elastico e plasmabile, sorprendente talvolta. Mentirei se dicessi che il mio approccio non è cambiato così come se affermassi che non ho dovuto rinunciare a proposte interessanti nel corso di questi primi 3 anni di vita di mio figlio, ma al contempo posso dire di aver espanso ulteriormente il mio target, sia di prodotto, con la possibilità di collaborare e lavorare con brand in linea con il mio nuovo ruolo di genitore (mi riferisco a prodotti rivolti all’infanzia così come a alberghi e realtà turistiche family friendly) sia di pubblico, acquisendo una nuova fetta di mercato, quella appunto delle famiglie. Mio figlio ha iniziato a viaggiare con me a 3 mesi e, ad oggi che ha 3 anni, ha già visitato 9 Paesi diversi e soggiornando in una moltitudine di alberghi, facendo tante esperienze nuove, ancor più belle siccome condivise.”
Nella tua esperienza di travel blogger, quanto conta per te il racconto personale — le emozioni, i momenti imprevisti, le sfide — rispetto alla guida tecnica (hotel, itinerari)? Puoi raccontarci un episodio di viaggio che ti è rimasto dentro proprio per questo mix tra l’esperienza e la logistica?
“Penso che nel raccontare un’esperienza, un viaggio, non si possa escludere nessuno dei due aspetti, se la volontà è quella di offrire all’utente qualcosa di utile e sfruttabile ma al contempo permettergli di identificarsi con te, affezionarsi a te e ai tuoi contenuti, che fondamentalmente è l’obiettivo di qualsiasi creator. Il vantaggio è che, ad oggi, il mondo del web mette a disposizione diverse tipologie di piattaforme, a loro volta dotate di differenti strumenti e un pubblico che varia. Ciò fa sì che io, per esempio, mi soffermi di più sulla “guida tecnica” quando vado a scrivere e pubblicare un articolo sul blog (sebbene arricchendo la narrazione di pareri personali, che rendono il tutto più autentico) mentre lasci a Instagram, alle stories live così come ai reel o post, il racconto più emozionale, personale e spontaneo (sebbene anche qui, similmente, ci tenga anche a trasmettere delle piccole info utili e pratiche, nonché spunti per gli utenti). L’episodio che probabilmente riassume meglio questo concetto è capitato durante un viaggio molto impegnativo, nel Sud del Cile, a bordo di una nave spacca ghiaccio che, salpando dalle coste cilene, mi ha permesso di attraversare la cosiddetta “Terra del Fuoco” fino a raggiungere Ushuaia, in Argentina. È stata una vera e propria avventura, durante la quale – solo al momento dell’imbarco – ho scoperto che non ci sarebbe stata rete, nè telefonica nè internet. Come un grande blackout, di 3 giorni, navigando tra i ghiacciai, completamente disconnessi dal mondo. Qualcosa di così diverso dalla quotidianità che viviamo che per me fu di forte impatto, così come lo fu per il mio lavoro. Continuai a registrare contenuti quotidianamente che poi pubblicai al mio arrivo in Argentina, proponendoli alla mia audience come una sorta di “rewind”, del tipo “oggi siamo qui, finalmente approdati ad avventura conclusa ma guardate un po’ cosa è successo in questi giorni appena trascorsi”. Un format, per così dire, completamente nuovo, che mai avevo sperimentato prima, così abituata ad avere la possibilità di raccontarmi in tempo reale. Ciò, però, paradossalmente, mi ha permesso di lavorare con più calma e di concentrarmi su uno storytelling particolarmente esperienziale, ricco di emozioni e sentimento: e ciò arrivò molto alla community.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi sogni o progetti per Travelliamo? Ci sono nuovi orizzonti che vorresti esplorare (nuove destinazioni, formati, collaborazioni, libri, podcast…) per ampliare l’impatto del tuo racconto di viaggio?
Una delle cose che amo di questo mio lavoro digital è l’imprevedibilità, l’effetto sorpresa. Si tratta di un settore così tanto in evoluzione che, ad oggi, potrei anche non riuscire ad immaginare ciò che potrebbe succedere in futuro. Nuovi strumenti per raccontare, nuove opportunità…potrebbe succedere qualsiasi cosa e – così come in questi anni trascorsi – io di certo sarò sempre felice di accogliere le novità, mettendomi alla prova. Quello che desidero, in generale, è la possibilità di continuare a esplorare, scoprire, nuove destinazioni, così come strutture e realtà nonché avere l’opportunità di lavorare con brand nuovi e stimolanti, ad oggi anche insieme a mio figlio. Un libro l’ho già pubblicato (“Il mio mondo è a colori”, 2020, Eretica Edizioni) in futuro magari approderò in radio, o in tv….chissà!

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