Debora Scalzo è una regista e scrittrice italiana che ha saputo affermarsi nel panorama internazionale con coraggio, determinazione e un’identità creativa forte, senza mai scendere a compromessi.
Il suo debutto internazionale alla regia è avvenuto con il docufilm Paolo Vive, dedicato al giudice Paolo Borsellino, realizzato in collaborazione con la Farnesina, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, le Ambasciate e gli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. L’opera, con protagonista Bruno Torrisi, ha già toccato Stati Uniti, Canada, Ecuador e diverse capitali europee, imponendosi come un’opera di forte impatto civile, per la sua capacità di unire cinema, memoria e impegno sociale.
Il film è stato in concorso ai David di Donatello 2025, nella categoria “Miglior Film Opera Prima – Esordio alla Regia”. La regista Debora Scalzo ha ricevuto la candidatura per il suo debutto alla regia, ottenendo grande apprezzamento per l’approccio originale alla legalità e per la narrazione intensa degli eventi legati alla Strage di Via d’Amelio. La critica ha inoltre sottolineato il contributo artistico dell’attore Bruno Torrisi, che ha arricchito ulteriormente il valore dell’opera.
Il 13 ottobre 2025 Paolo Vive sarà protagonista a Bruxelles, con la proiezione-evento organizzata dall’associazione Cultura Contro la Camorra e, pochi giorni dopo, il 15 ottobre Debora Scalzo sarà ospite al Parlamento Europeo. Il 27 novembre, il docufilm approderà in Francia, confermando la sua distribuzione internazionale e la forza universale del messaggio di Paolo Borsellino.
Parallelamente, la regista è già al lavoro sui suoi prossimi progetti:
- Oltre la Divisa, film di forte impegno civile e sociale dedicato all’Arma dei Carabinieri, che affronta i temi di corruzione, giustizia e sacrificio.
- Un importante film internazionale sulla vicenda del G8 di Genova, previsto per il 2026.
- Una Serie TV di respiro internazionale, attualmente in fase di sviluppo, che confermerà la sua capacità di raccontare storie potenti, universali e dal forte impatto emotivo.
Il suo percorso è un esempio di indipendenza e forza femminile: ha scelto di produrre in autonomia i suoi primi progetti, senza mai piegarsi a compromessi, credendo fermamente nel valore delle proprie idee e nella forza del cinema come strumento di cambiamento.
Come donna e come artista, Debora Scalzo porta con sé un messaggio chiaro: il cinema non è solo intrattenimento, ma un atto di coraggio e responsabilità verso la società, capace di accendere riflessioni e costruire ponti di legalità, memoria e speranza.
Oltre al cinema, Debora Scalzo è anche scrittrice di romanzi dedicati alle forze dell’ordine, opere che uniscono realismo, sensibilità e impegno civile, è anche autrice della rubrica “Made in Italy” per la prestigiosa rivista americana My New York Magazine, dove racconta le eccellenze italiane nel mondo, ed è fondatrice del brand Desca Luxury, realtà che unisce creatività, stile ed eleganza.
L’impegno culturale: l’Associazione Oltre la Divisa
Debora Scalzo ha fondato l’Associazione Culturale Oltre la Divisa, nata con l’obiettivo di promuovere una cultura della legalità, della giustizia e del rispetto umano attraverso cinema, letteratura, teatro e arte.
Mission dell’Associazione:
- Restituire voce, dignità e profondità a chi ogni giorno lotta per la giustizia.
- Promuovere progetti culturali legati alla legalità, alla memoria, ai diritti umani e alla giustizia sociale.
- Istituire premi che valorizzino eccellenze nelle forze dell’ordine, nella narrazione cinematografica e letteraria del crime.
- Collaborare con scuole, università, istituzioni e associazioni.
- Sostenere autori e registi emergenti impegnati in opere coraggiose e trasformative.
Dal 2026, grazie al sostegno dell’Associazione Oltre la Divisa partirà la 1° edizione del Milano Crime International Film Festival, ideato e diretto da Debora Scalzo. Un evento che farà di Milano la capitale internazionale del crime storytelling, con la partecipazione di autori, registi, attori, investigatori, criminologi, studiosi, istituzioni, appartenenti delle forze dell’ordine e appassionati da tutto il mondo.
Oggi per dojodonna.it ci regala questa bellissima intervista in cui Debora si racconta a tutto tondo andando a toccare alcuni punti chiave del suo percorso.
Mettevi comodi che partiamo..
Il coraggio di iniziare
Il tuo percorso artistico è segnato da una costante: la libertà creativa. C’è stato un momento preciso in cui hai capito che la regia e la scrittura sarebbero diventate la tua strada, nonostante le difficoltà e i compromessi del mondo del cinema?
“Il momento preciso è stato quando ho deciso di lasciare il lavoro sicuro in banca per inseguire la scrittura e la musica, perché io nasco come scrittrice e come paroliera. È stata una scelta radicale: buttarmi in un vuoto pieno di incognite, ma anche di possibilità. Solo in seguito è arrivato anche il cinema, come naturale prosecuzione di un percorso creativo che per me è a 360 gradi. Non è stato facile, ma sono felice di aver rischiato: nella mia vita ho sempre scelto di chiudere porte che non mi rendevano più felice, anche quando era difficile, e di rischiare per il nuovo, per ciò che mi faceva stare bene. La banca, pur essendo un lavoro prestigioso e sicuro, non mi dava la stessa gioia che mi dà la scrittura e oggi anche il cinema: la mia vita, la mia passione più grande. La scrittura è stata ed è la mia terapia, il modo di trasformare i miei dolori e le mie esperienze in forza, e di raccontare il mondo con la voce autentica che mi appartiene. Ho capito che preferivo rischiare tutto piuttosto che vivere una vita che non mi apparteneva. Il cinema per me non è mai stato un compromesso, ma un atto di libertà e di coraggio.”
“Paolo Vive”: il valore della memoria
Con Paolo Vive hai trasformato una storia di dolore in un messaggio universale di legalità e speranza. Cosa ti ha spinta a raccontare proprio la figura di Paolo Borsellino e quali emozioni ti ha lasciato questo progetto?
“Ho scelto Paolo Borsellino perché per me rappresenta l’essenza stessa della giustizia: un uomo che ha sacrificato la propria vita per un ideale più grande. Raccontarlo non significava solo fare memoria, ma accendere una luce di speranza, ricordare a tutti che esiste un’Italia che non si arrende e che crede profondamente nella legalità. Paolo Vive mi ha lasciato un segno indelebile: la consapevolezza che non basta ricordare, bisogna agire, trasformare la memoria in responsabilità, e farlo attraverso l’arte è stato il mio modo di restituire dignità e verità.”
Dalla memoria all’impegno
Il film è stato candidato ai David di Donatello e proiettato in tutto il mondo. Quanto è importante per te che l’arte italiana diventi veicolo di memoria anche all’estero?
“Quando Paolo Vive è stato proiettato all’estero e ho visto persone di lingue e culture diverse commuoversi davanti a questa storia profondamente italiana, ho capito davvero che l’arte non ha confini. È questo che mi emoziona: vedere come la memoria di Paolo Borsellino diventi un messaggio universale di speranza e giustizia. Per me è fondamentale che l’arte italiana si faccia portavoce di questi valori anche fuori dai nostri confini, perché legalità, rispetto e coraggio non appartengono a un solo Paese: sono patrimonio dell’umanità.
È stato un onore immenso essere candidata ai David di Donatello come opera prima: un grande esordio alla regia, che non dimenticherò mai. La gioia è stata ancora più grande perché il film è stato inserito nella categoria film e non docufilm, un riconoscimento che mi ha emozionata profondamente.”
L’indipendenza femminile nel cinema
Hai scelto di produrre e dirigere in autonomia, senza mai scendere a compromessi. Quanto è difficile, per una donna, affermarsi in un ambiente spesso dominato da dinamiche di potere maschile? Ti sei mai sentita ostacolata o sottovalutata per questo?
“Essere donna nel cinema significa spesso dover lottare contro pregiudizi e porte chiuse, ma anche contro dinamiche ancora più sottili e offensive. Ho scelto l’autonomia non solo per difendere la mia creatività da logiche di potere che la riducono a merce, ma anche per proteggere la mia dignità. Ho debuttato alla regia con un progetto che ho prodotto principalmente io stessa, proprio perché volevo restare libera e indipendente. In Italia, mi è capitato di presentare il mio progetto Paolo Vive e di essere ascoltata inizialmente per le mie idee, salvo poi essere trattata con superficialità perché donna. In alcuni casi sono stata offesa professionalmente, come donna, come mamma e come moglie, da personalità importanti con cui ho avuto scontri anche molto duri.
È stata un’esperienza dolorosa, ma mi ha resa ancora più determinata. Ed è anche per questo che oggi collaboro molto con l’estero, soprattutto con l’America: lì conta il talento, non i compromessi o le appartenenze. Se hai qualcosa da dire e sai farlo con professionalità, investono su di te. In Italia, purtroppo, lavorano sempre gli stessi e chi ha talento e autenticità spesso viene percepito come “scomodo”. Io voglio esserlo, voglio essere una voce scomoda e necessaria, perché il nostro cinema ha bisogno di verità, di coraggio e di voci nuove, non di giochi di potere.”
L’abuso di potere e la cultura del silenzio
Nel mondo dello spettacolo e della TV, si parla sempre più spesso di abusi di potere da parte di uomini “forti”. Qual è la tua opinione su questo tema e come pensi che il cinema possa contribuire a rompere il silenzio?
“Gli abusi di potere non appartengono solo al mondo dello spettacolo: sono ovunque, ma in questo settore diventano più visibili, perché toccano l’immaginario collettivo. Il silenzio è sempre la loro arma più potente: il silenzio delle vittime, spesso isolate e giudicate, e quello di un sistema che preferisce voltarsi dall’altra parte. Credo che il cinema debba avere il coraggio di rompere questa catena, raccontando ciò che spesso non si vuole dire. L’arte ha il dovere di dare voce a chi non ne ha, di scuotere coscienze, di togliere le maschere. Non basta denunciare: bisogna trasformare il dolore in consapevolezza, perché solo così il silenzio può diventare parola e la parola cambiamento.
Personalmente, mi è capitato spesso di ricevere abuso di potere da parte di uomini che avrebbero dovuto insegnare il valore della parola “amore”, della parola “giustizia” e della parola “legalità”. Uomini importanti che hanno abusato del loro ruolo nei miei confronti e che, il giorno dopo, partecipavano a eventi contro la violenza sulle donne. Sono esperienze che ti mostrano a che livelli può arrivare l’ego di chi maschera la propria debolezza con la pretesa di autorità. Io, però, non sto zitta: denuncio, vado oltre, dico la mia. Darò fastidio a chi abusa, ma resterò sempre così, perché credo nelle cose giuste e negli uomini giusti. “
La donna come alleata, non rivale
Hai più volte raccontato l’importanza della sorellanza e della collaborazione tra donne. Quanto è ancora difficile superare il pregiudizio della “donna contro donna” nel mondo del lavoro e dell’arte?
“La rivalità femminile è una costruzione del patriarcato, un’arma per dividerci. Io credo profondamente nella sorellanza e nella collaborazione autentica, perché solo unite possiamo davvero scardinare sistemi malati che ci vogliono più fragili e più deboli. Per questo, in ogni mio percorso, scelgo consapevolmente di essere alleata e non rivale, perché sono convinta che la vera rivoluzione femminile passi proprio dall’unione.
Allo stesso tempo, scelgo di circondarmi di donne che abbiano la mia stessa visione di vita: positività, voglia di fare, determinazione, coraggio. Ho imparato, purtroppo, che non sempre chi si avvicina a te con parole di stima lo fa con sincerità. Ti faccio un esempio: recentemente una donna che diceva di stimarmi si è rivelata infida. Ho scoperto che parlava male di me alle mie spalle, in particolare con una persona a cui tenevo moltissimo, e proprio questa persona mi ha mostrato i messaggi che confermavano la sua cattiveria, cattiveria del tipo che alle 19 mi manda a me un messaggio che è orgogliosa di me e alle 19.05 parlava male di me con questa persona. Rileggendo certi messaggi, mi rendo conto che la falsità e la cattiveria non hanno davvero limiti. Ma a casa mia si dice che “Chi in cielo sputa, in faccia gli ritorna”. Sono diretta. Oggi so scegliere con attenzione chi avere accanto: donne e uomini veri, leali, con cui condividere sogni e progetti, senza maschere, senza invidie, e con la stessa passione e determinazione.”
Mamma e professionista: tra responsabilità e libertà
Essere madre e al tempo stesso portare avanti un lavoro importante che ti porta spesso a viaggiare non è semplice. Come sei riuscita a conciliare il ruolo di mamma con quello di regista e scrittrice, senza perdere la tua libertà creativa e professionale?
“Essere madre e allo stesso tempo regista e scrittrice è la sfida più grande della mia vita. Mio figlio è il mio centro, la mia forza. Viaggio molto per lavoro, spesso lo porto anche con me sul set o in casa di produzione. In passato, alcune persone, soprattutto donne hanno cercato di farmi sentire in colpa o inferiore per questo, ma non ci sono mai riuscite. Io credo fermamente che ciò che conta non sia la quantità di tempo che passi con tuo figlio, ma la qualità. Io do valore al tempo che passo con lui, e anche quando sono dall’altra parte del mondo, la mia presenza, il mio amore, il mio impegno, lui li sente profondamente, così come io sento la sua presenza nella mia vita.
Tutto quello che realizzo, i libri, i film, la musica, lo faccio principalmente per lasciare a mio figlio un’eredità importante. Voglio che un giorno, leggendo un mio libro, guardando un mio film o ascoltando una mia melodia, capisca che tutto questo non è stato solo lavoro, ma un gesto d’amore e dedizione per lui. Molti vedono solo il bello: viaggi, eventi internazionali, città come New York, Londra, Tokyo, ma non vedono il sacrificio, le ore di lavoro, i viaggi tra una città e l’altra, le giornate intense. Io amo il mio lavoro, ci metto anima, testa e corpo, ma soprattutto lo faccio per mio figlio, perché ogni passo che compio è anche per lui, per il suo futuro, per il suo esempio. Le persone che mi hanno aiutato in tutto questo sono state in primis mio marito, ma anche la mia famiglia e i miei suoceri. “
La musica come voce e denuncia
Nelle tue opere, la musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Quanto è potente per te come forma di denuncia e come strumento per trasformare esperienze difficili in arte e rinascita?
“Per me la musica è un’arma delicata ma potentissima. Riesce a dire quello che spesso le parole non riescono a esprimere. È resistenza, denuncia, ma anche rinascita. Quando scrivo testi o integro la musica nei miei lavori, la vivo come un ponte tra il dolore e la speranza. Ho studiato al Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi, approfondendo canto, pianoforte e solfeggio, e il pianoforte è diventato per me una vera e propria estensione della mia vita: dopo la penna, dopo la mia cinepresa, arriva sempre il pianoforte. In Paolo Vive ho avuto il privilegio di firmare la colonna sonora insieme a grandi autori come Gianni Pollex e Roberto William Guglielmi, un’esperienza che ha amplificato il valore emotivo del film. Attualmente sto componendo le melodie per la colonna sonora del mio prossimo film Oltre la Divisa, che includerà anche due brani straordinari di grandi artisti, inseriti in scene cruciali. Inoltre, sono in trattativa con un grandissimo artista cantante italiano per realizzare una colonna sonora inedita: sono convinta che la sua voce e la sua musica sapranno trasmettere in pochi minuti le emozioni e l’essenza stessa del film, raccontando Oltre la Divisa attraverso la musica in modo unico e potente.”
L’impegno culturale di “Oltre la Divisa”
L’associazione Oltre la Divisa è una delle realtà più significative che hai fondato. Da dove nasce l’idea e quali obiettivi vuoi raggiungere attraverso il Milano Crime International Film Festival?
“L’Associazione Culturale “Oltre la Divisa” nasce dalla mia volontà di raccontare le forze dell’ordine nella loro umanità, lontano dagli stereotipi. Per me l’Associazione rappresenta uno spazio di confronto e di espressione culturale, dove cinema, letteratura, teatro e arte diventano strumenti per promuovere legalità, giustizia e rispetto umano. È il luogo in cui restituire voce e dignità a chi ogni giorno lotta per la giustizia, ma anche a chi la cerca, la sfida e la racconta.
Proprio grazie all’Associazione Culturale “Oltre la Divisa” ho ideato e dirigerò artisticamente la prima edizione del Milano Crime International Film Festival, che prenderà il via nel 2026. Saranno tre giorni di eventi dedicati al racconto del crime e della legalità, con la premiazione finale in un teatro storico e importante di Milano. Il festival assegnerà 13 premi, valorizzando eccellenze nel cinema, nel giornalismo, nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine e nella magistratura, dando così risalto a figure e opere coraggiose che affrontano verità e giustizia. È un evento di grande rilievo internazionale, di cui sono profondamente onorata, già da mesi sono al lavoro con un team pazzesco.
L’associazione culturale “Oltre la Divisa” ha tra gli obiettivi principali non solo organizzare il Milano Crime International Film Festival, ma promuovere anche progetti culturali legati alla memoria, ai diritti umani e alla giustizia sociale, istituire premi per valorizzare eccellenze nelle forze dell’ordine e nel racconto cinematografico e letterario del crime, collaborare con scuole, università e istituzioni per portare testimonianze e formazione alle coscienze del futuro, e sostenere autori, registi e artisti emergenti impegnati in opere coraggiose e ispirate alla verità.
“Oltre la Divisa” è uno sguardo profondo: è la volontà di guardare oltre i ruoli, oltre i pregiudizi, per restituire umanità, verità e coraggio al racconto del nostro tempo.”
Messaggio alle nuove generazioni
Guardando alle giovani donne che sognano di entrare nel mondo del cinema, quale consiglio daresti a chi vuole seguire la propria strada senza paura di essere diversa?
“Alle giovani donne dico: non abbiate paura di essere scomode. Non piegatevi mai per piacere a tutti. La vostra diversità è la vostra forza. Seguite la vostra strada, anche quando sembra impossibile: le cose impossibili sono quelle che valgono di più. Io stessa, scegliendo di dire tanti “no” e distinguendomi dalla massa, ho realizzato progetti meravigliosi, autentici e unici. Non lasciatevi omologare: la vostra originalità è ciò che vi renderà davvero grandi.
E osate, osate sempre. Nella mia vita ho sempre rischiato, anche quando sono entrata nel mondo del cinema, lavorando con grandi artisti, attori italiani importanti e persino premi Oscar. Ho contattato persone, mi sono fatta conoscere, ho lavorato su referenze solide, facendo in modo che altri potessero consigliare il mio nome perché sanno il mio valore e la mia professionalità. Osare apre porte impensabili: ti permette di lavorare con chi hai sempre ammirato, di trasformare sogni in realtà e persino di stringere amicizie preziose con chi un tempo sembrava irraggiungibile. Osare, rischiare e avere coraggio sono le tre parole magiche per creare il vostro percorso unico e straordinario.”
Link di approfondimento:
- Sito ufficiale della Desca Production https://www.descaproduction.com/
- Sito ufficiale Desca Luxury: https://www.deborascalzocollection.it/

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