Marika Fruscio: lo spettacolo di sé e la scelta di essere protagonista

Marika Fruscio è un artista e personaggio televisivo che ha trasformato l’immagine in una vera e propria carriera: modella, showgirl, conduttrice sportiva. Con un seguito di centinaia di migliaia di follower, Marika ha saputo creare un suo universo mediatico, dove la visibilità non è solo spettacolo, ma anche scelta professionale. 

In questa intervista per DojoDonna, vogliamo esplorare il dietro le quinte della sua carriera: come si costruisce un’identità pubblica, come si affrontano le critiche e come si reinventa una donna che decide di essere al centro della scena — senza perdere la propria voce. 

Puoi raccontarci il tuo percorso dalle origini – Agrate Brianza, la Milano della moda – fino allo schermo e ai social? Quali tappe hanno segnato la tua evoluzione e quali ostacoli hai incontrato lungo la strada?

“Allora, premetto che non sono una modella, anche perché ho delle forme molto curve che, insomma, non mi hanno permesso di intraprendere quel percorso — ma, a dirti la verità, non era neanche ciò che volevo fare. Sono un’amante della buona tavola, mi piacciono le donne generose dal punto di vista delle forme, quindi, insomma, non è proprio il mio modello ispirarmi a donne troppo magre. Ho fatto la gavetta, quello sì. Nel senso che io sono un economo dietista, quindi ho studiato: sono una figura paramedica. Potevo continuare a fare la dietologa, ricoprendo un ruolo molto importante nelle strutture ospedaliere, ma poi, per vari motivi — tra cui alcune legate alla mia famiglia — non sono andata avanti con gli studi e mi sono fermata. Da lì in poi ho capito che era ora di prendere una strada diversa. Mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: “Con questo corpo così abbondante, così appetibile, potrei intraprendere un altro tipo di percorso, magari anche più remunerativo e veloce da questo punto di vista.”
E così mi sono chiesta: perché non provare a entrare nel mondo della TV con questi connotati? In un mondo dove si preferiscono modelli molto esili, longilinei…
Io penso che, dopo Angela Cavagna e le sex bomb di un tempo, con l’arrivo delle veline sia diventato di moda un altro tipo di stereotipo, che sinceramente non mi entusiasma. Però vabbè, non sono certo io a dover dettare le regole.

Ho quindi deciso di partecipare a una trasmissione televisiva, Uomini e Donne, che mi ha dato davvero tanta visibilità. In un mondo di magre mi sono proposta con un fisico particolarmente importante, e questo mi ha permesso di distinguermi. Poi, come sapete, i vari flirt con personaggi noti mi hanno portata su tutte le riviste. A quel punto ho capito che dovevo capire cosa volessi davvero fare “da grande”. Così ho iniziato a fare la valletta, naturalmente negli studi sportivi. Ma era un ruolo molto limitante, perché penso di essere una persona anche abbastanza intelligente e dotata di buona dialettica. Stare lì su uno sgabello a mostrare solo il fisico, senza poter parlare, era un ruolo che cominciava a starmi stretto. Comunque, l’ho fatto inizialmente.

Poi ho iniziato a seguire le partite in maniera molto più critica, con un approccio diverso. Mi sono impegnata molto: non uscivo più nei weekend perché guardavo tutte le partite di calcio. Quando mi è stata finalmente data la parola, ho fatto capire che oltre alle gambe, al seno e agli ammiccamenti vari, c’era anche qualcosa di più. E così sono passata a fare l’opinionista.

Questa è stata una svolta molto importante nella mia vita, perché ho capito che era quello che volevo fare: parlare di qualcosa che mi appassionava davvero, e farlo in modo competente. Talmente competente che, col passare del tempo, ho cominciato anche a dare un po’ fastidio… perché forse ne sapevo anche più di qualche uomo presente nei vari salotti televisivi. Io non mi ritengo un influencer, perché sinceramente utilizzo i social un po’ come il diario della mia vita: quello che faccio, dove vado, con chi sono, i momenti di vita quotidiana e quelli di lavoro.
Non voglio influenzare nessuno, né attraverso vendite né promozioni. Certo, ogni tanto mi capita di sponsorizzare qualche prodotto che mi piace o che ritengo particolarmente valido, ma non è quello lo scopo dei miei social.

Per me i social sono come un diario, una valvola di sfogo, uno spazio dove raccontare, condividere le mie giornate, le mie esperienze, un vestito particolare o semplicemente il mio stato d’animo.
Ecco, non utilizzo i social per lavorare.
Nel mio percorso ho trovato diversi ostacoli. In Italia, purtroppo, esistono delle vie preferenziali che io non ho preso — e dico “purtroppo” perché, se me le avessero proposte, le avrei prese. Non sono un ipocrita. Ci sono conoscenze che ti fanno andare avanti, ci sono spinte… ed è tutto vero quello che si dice: in Italia spesso si va avanti grazie alle conoscenze.

Puoi essere brava, bella, simpatica, intelligente, ma se non hai quella persona che ti spinge, che ti manda avanti, che ti dà quel famoso “calcio nel sedere”, rimani dove sei.
Tante persone, anche molto valide, non sono riuscite ad andare avanti proprio per questo motivo. Ecco, questi sono gli ostacoli che si incontrano.
I social, però, in un certo senso superano tutto questo. Quando hai un pubblico grande, importante, inizi ad avere un valore anche dal punto di vista mediatico. E questo grazie alla gente che ti segue e ti apprezza.

Certo, ci sono anche quelli che disturbano, perdono tempo, prendono in giro e “rompono le castagne”, ma fa parte del gioco. Oggi, una persona che magari non riesce ad arrivare in TV, secondo me può comunque crearsi la sua dimensione e il suo personaggio sui social. Ed è una cosa molto importante, perché non siamo più vincolati solo al piccolo schermo: ognuno può crearsi la propria piccola televisione.”

La tua immagine è sempre stata parte importante del tuo percorso pubblico. Come hai imparato, nel tempo, a trasformarla in uno strumento di espressione autentica? C’è stato un momento in cui hai sentito di aver trovato il tuo modo personale di raccontarti, al di là delle apparenze?

“Ho sempre saputo di avere un fisico diverso, un fisico importante, imponente. E questo mi ha sempre dato la spinta per dire: “Io sono diversa e posso dire la mia, con questo fisico.” È un fisico che, diciamo così, rappresenta la donna mediterranea. Negli ultimi anni ci sono stati dei prototipi ben precisi: la donna bella, longilinea, magra, col vitino… tutte queste cose qui. Secondo me, invece, la donna è diversa. La donna è bella quando è rotonda, quando è armonica, quando porta con classe e naturalezza le proprie forme. Perché la donna è forma. Sono sempre stata consapevole di avere un fisico molto appariscente, e devo essere sincera: sapevo che poteva aiutarmi.
Però non mi sono mai fermata solo a quello, perché non basta.
Bisogna abbinare il fisico alle conoscenze, a un buon linguaggio, a una buona educazione, a una buona dialettica.
Devi saper stare in mezzo a un parterre e saper dire la tua nel modo giusto, con termini appropriati.
Insomma, ci vuole uno studio dietro per emergere in maniera bella: portando un fisico importante, ma anche un cervello altrettanto importante.”

Essere una donna visibile in un contesto mediatico dove l’apparenza conta tanto: quanto è importante per te usare questo ruolo per comunicare qualcosa di autentico? Hai mai sentito la pressione dei modelli o aspettative che volevi rifiutare?

“Mi sono sempre trovata molto bene con il mio fisico. A volte ci sono periodi in cui magari esagero un po’, perché sono golosa e metto su qualche chiletto, ma poi riesco sempre a rientrare nei ranghi, nel giusto compromesso. Non mi sono mai ispirata a nessuno, non ho modelli da seguire, se non tornando indietro nel tempo, a donne che rispecchiano la mia personalità, sia fisica che mentale. Attualmente, quindi, non c’è una donna a cui voglio somigliare o da cui voglio trarre ispirazione: non esiste in questo momento. Mi piace Marika Fruscio, voglio essere me stessa come Marika Fruscio e portare avanti il mio modo di essere, fisico, mentale e intellettuale. Se guardo indietro, ci sono state donne belle e importanti che davvero meritano rispetto e ammirazione: da Sofia Loren a Monica Bellucci, tutte con fisici importanti, molto rotondi. Serena Grandi, per esempio, e tante altre donne che hanno avuto un certo spessore. Però, attualmente, non voglio criticare gli altri e non prendo spunto da nessuno.”

Guardando al futuro, come vuoi che sia la Marika che verrà – non solo l’immagine, ma la professionalità, la creatività e il messaggio? Ci sono nuove strade che vorresti esplorare per raccontare altri lati di te che ancora non si vedono?

“Allora, guarda, vorrei portare dei messaggi importanti attraverso la mia storia, che è una storia molto lunga ma anche molto dolorosa. Sono passata da avere una famiglia molto ricca a trovarmi in una situazione di vera povertà, in cui sono state portate via praticamente tutte le cose. È stata una storia dolorosa per me, perché l’ho vissuta dall’epoca del grande benessere fino al momento in cui guardavo un piatto di pasta come se fosse qualcosa di prezioso. Una storia brutta, in parte, perché si è sfasciata la famiglia e molte certezze sono crollate. Essendo figlia unica, mi sono dovuta rimboccare le maniche da sola e capire quale fosse la strada giusta per non patire la fame e per restare in una situazione almeno accettabile dal punto di vista economico. Questa è veramente una storia molto vera, molto importante che mi riguarda. Non l’ho mai espressa prima, perché non mi piace farmi compatire. Sono una persona molto forte; mi piace piangere, ma mi piace piangere da sola. Davanti agli altri so come stare all’erta, perché la gente a volte è cattiva e gode delle disgrazie altrui. Un giorno, però, mi piacerebbe raccontarla questa storia. È giusto che, quando una persona cade, impari a rialzarsi secondo le proprie possibilità. Guardarsi allo specchio e dire: “Ok, io sono questa, ho questo, cosa mi può far star bene? Come posso andare avanti?” A volte sono scelte difficili, che vanno al di là della morale o di tutto ciò che avevi previsto in un percorso pieno di aspettative. Da lì cambi praticamente tutto il modo di vedere la vita. Un giorno lo farò. Non so quando, ma lo farò. Non ho particolari progetti per il futuro. Progettare il futuro vuol dire anche, a un certo punto, rischiare di essere delusa, perché magari quel futuro non arriva nemmeno. Guarda, vivo giorno per giorno. Mi impegno quotidianamente per vivere al meglio e faccio il mio lavoro in maniera serena, cercando di dare il massimo in quello che faccio. Per il momento, progetti veri e propri non ce ne sono. Ripeto, non sono una che guarda troppo avanti, perché poi rischi di rimanere delusa: tante volte le cose non dipendono da te. Hai tante aspettative, tanti progetti, ma poi ti trovi davanti a ostacoli, muri, burroni che rovinano i piani. Meglio concentrarsi sul presente, impegnarsi giorno per giorno, crescere passo dopo passo. Poi, magari, arriva da solo il progetto giusto, l’occasione giusta, ma io non programmo nulla.”



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